Eleonora è una volontaria dei Giovani FIDAS di Gallipoli. Raccogliamo e condividiamo con piacere la sua testimonianza ringraziandola per l’impegno profuso nel promuovere il dono!

Ricordo bene la mattina della mia prima donazione, non avevo programmato nulla eppure mi sembrava tutto così chiaro: mi sentivo pronta ed estremamente convinta. Mi sono avvicinata al mondo della donazione da relativamente poco tempo ma, nonostante questo, mi sento tanto cambiata ed arricchita. Ho donato e ho ricevuto l’amore che ho lasciato quel giorno in ospedale, insieme alla sacca contenente il mio sangue, cresciuto in maniera esponenziale. Non ho mai assistito, per fortuna, ad esperienze di gravi malattie in famiglia o tra i miei amici: donare è stato per me un gesto naturale, nessuna ragione esplicita, mille ragioni intrinseche, invisibili agli occhi di molti.

Da quando ho donato per la prima volta mi accompagna un unico obiettivo: mostrare le mie ragioni e aiutare gli altri a trovare le proprie per avvicinare le persone, anche coloro che si sentono tanto distanti, al mondo della donazione.
Quando le ragioni diventano più forti delle paure e degli impegni allora, in quel momento, io vinco e vince anche colui che finalmente si rende conto della bellezza e grandiosità del dono.

Chi ha la fortuna di godere di buona salute può dimostrare la sua più sincera gratitudine aiutando chi ne ha bisogno, rendendo il gesto del dono un gesto naturale, un appuntamento con la vita.

Mi sento in dovere, per tutto il bello che la donazione mi ha dato e continua a darmi, di invitare, oggi più che mai, quante più persone possibili alla donazione perché sembra poco ma vale tanto. Mi sono ritrovata per caso in questo cammino ma proseguire è scelta quotidiana e cercare di coinvolgere quante più persone possibili è ormai una missione che sento mia e che non mi abbandona più.

Passo dopo passo si fanno i viaggi migliori ed io, nella famiglia FIDAS, ne ho intrapreso uno che non vorrei mai finire: con me uno zaino in spalla pieno di amore e consapevolezza. Spero che, nel mio piccolo, la mia voce, insieme a quella di altri donatori e volontari, possa diventare un coro solidale. È una scelta, un impegno quotidiano che ti aiuta però a guardare il mondo con occhi diversi e ti insegna a parlare con una sola lingua: quella del cuore.

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