Aumento della domanda e calo della potenziale offerta, a fronte dell’inverno demografico, mettono a rischio il futuro della donazione e impongono un ripensamento dell’associazionismo. Sullo stato di salute del sistema sangue, i cambiamenti in atto, i possibili scenari e soprattutto le strategie da mettere in campo per scongiurare la cessazione dell’autosufficienza nel giro dei prossimi dieci anni, la Federazione italiana associazioni donatori di sangue si è confrontata sabato 4 novembre a Udine, nel salone del Parlamento del Castello, in occasione del convegno “Il futuro del dono del sangue e quello dei donatori” organizzato dall’Associazione friulana donatori del sangue.

Un incontro interregionale che ha visto una rappresentanza dei 120 mila donatori delle associazioni del Nord Est – Friuli Venezia Giulia, Veneto e Trentino Alto Adige – convergere sulla necessità di intercettare l’entusiasmo dei giovani, pur nella consapevolezza della difficoltà di un momento storico così contraddittorio come quello attuale, e di investire nella formazione professionale per creare una società realmente solidale. Fondamentali, in questo senso, lo spirito di squadra, la cooperazione e l’unione da incentivare per continuare a far crescere una realtà che, ad oggi, conta 400 mila iscritti, ma evidentemente ancora troppi pochi volontari attivi, specie dopo la pandemia.

Le indagini Istat confermano, infatti, un’emorragia del volontariato del 15% dal 2015 al 2021 che rischia di indebolire l’ossatura del sistema sanitario. Tra le cause individuate, accanto alla crisi economica e al calo demografico, anche la burocrazia, gli effetti dell’emergenza pandemica da Covid appena vissuta e un generale ma progressivo disaffezionamento al volontariato soprattutto tra uomini e donne under 30 e nella fascia d’età compresa tra i 40 e i 50 anni. Quanto alle donazioni appare evidente che la loro crescita sia strettamente legata a quella della cultura del dono che va condivisa, ma anche a pratiche e abitudini per facilitarla nei centri trasfusionali.

Grazie ad una programmazione più attenta e alla promozione delle donazioni – ha detto il presidente FIDAS, Giovanni Mussol’estate appena trascorsa è stata più serena rispetto ad altri anni. Si è rivelata efficace la campagna ministeriale, che ci ha visto protagonisti insieme ad altri partner istituzionali e di volontariato. Siamo consapevoli che in futuro ci sarà un aumento della richiesta di trasfusioni tra gli anziani. L’obiettivo dei prossimi mesi nei rapporti con il Governo e il Parlamento è quello di una corretta regolamentazione del sistema di lavorazione del sangue per la produzione degli emoderivati”.

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